“Un costume nero a fiori, l'acqua
tiepida come mai a celebrare la fine di un'estate.
27 anni e una vita da vivere.
Vociare di bambini che sgambettano nell'acqua, Filomena intenta a leggere un libro, mentre Gigino seduto con gli amici gioca a carte. E' ora di pranzo ormai, tiro fuori dalla borsa i panini per tutti, grandi e piccini. Oggi li ho fatti con la frittata di zucchine.
27 anni e una vita da vivere.
Vociare di bambini che sgambettano nell'acqua, Filomena intenta a leggere un libro, mentre Gigino seduto con gli amici gioca a carte. E' ora di pranzo ormai, tiro fuori dalla borsa i panini per tutti, grandi e piccini. Oggi li ho fatti con la frittata di zucchine.
Poi d'improvviso nel cielo, come un
falco, un B-24 portò un'ombra sul viso e il fragore fu devastante.
La gente sembrava impazzita, eravamo
storditi, ci guardavamo ma era come se fosse calata la nebbia, i
suoni erano attutiti e ci si parlava con gli sguardi.
Si correva... per dove non si sa, si
gridava... in cerca dei familiari, si raccoglievano le cose ormai
ingrigite dalla cenere.
Dal centro della città si alzavano
cortine di fumo e fiamme.
Corremmo fino all'autobus che fu preso
d'assalto, arrivammo a casa, in periferia. Era ancora lì, ma giusto
per raccogliere le nostre cose più preziose e andare via. E il
“prezioso” in quei momenti diventa soggettivo: un vestito, una
bambola, una catenina d'oro, delle foto, un tegame. Sì, mi portai
dietro un tegame. Sapevo che i giorni a seguire sarebbero stati duri.
Non sapevo dove saremmo andati, non sapevo dove ci avrebbero portati se
catturati, non sapevo se ci saremmo ritrovati con chi in quel giorno si
era perso...
Era il 31 agosto del 1943 e la guerra
arrivò a Pescara.
Gli anni a seguire furono davvero duri,
“sfollati” in collina, tra ruderi e alberi. Con l'unico
obiettivo: sopravvivere! Non era semplice restare nascosti e cercare
di vivere una normalità che non sarebbe stata più la stessa.
Sopravvivere nel corpo e nell'animo. Sopravvivere per tornare a
vivere...”
Per sopravvivere nel corpo...bisognava
mangiare. Le rivotiche erano un piatto povero, molto povero perchè
bastavano acqua, farina e un fuoco...e si riusciva ad avere un “pane”
veloce e di sostanza.
Ogni volta che le faccio, ricordo i
racconti di mia nonna, di mio padre, di quanti hanno vissuto e sono
sopravvissuti alla guerra, quella che a noi sembra lontana....
Ingredienti
(per circa 10 rivotiche)
200 gr farina "'00"
400 gr acqua
5 gr sale
peperoncino (per una versione piccante)
Procedimento
Mescolare l'acqua alla farina facendo attenzione a non fare grumi. Aggiungere il sale ed eventualmente il peperoncino. Io per evitare grumi utilizzo il mixer ad immersione.
Far scaldare un padellino e versare un mestolo di composto.
Girare la padella in modo da distribuire il composto per tutto il fondo.
Far cuocere a fuoco moderato per qualche minuto per lato. Il colore finale sarà tendente al bianco.
Non fatele cucinare troppo perché il risultato sarà solo di seccarle.
Servire tiepide o fredde. Si possono accompagnare con qualsiasi cosa (salumi, formaggi, salse, carne).
Per una versione dolce, sostituire il sale con lo zucchero.
Buon appetito!
Con questa ricetta ho vinto il contest "Il sapore dei ricordi" del blog La cucina leggera...ma non troppo
Mamma mia! che emozione stamattina, mi hai fatto sentire cosa avete provato, ho avuto paura per voi.. grazie, grazie di cuore per aver scritto con il cuore. Ricevo adesso questa tua fantastica ricetta e la inserisco subito. In bocca al lupo! ciao
RispondiEliminaGrazie a te! Adesso sei tu che mi fai emozionare!
Elimina...e crepi!
Sei in semifinale :)
RispondiEliminaGrazie...! ;-)
EliminaCORRRRRRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
RispondiEliminaFattooooooooooo! ;-)
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